I bravi insegnanti, sanno giocare

I bravi insegnanti, sanno giocare

Ogni volta che ascolto L’ultima Luna, di Lucio Dalla , vengo riportata indietro nel tempo di tre lustri quando, il mio professore di Biologia, in primo superiore – invece di fare lezione – diede ad ognuna di noi una stampa del testo della canzone e ci portò ad ascoltarla in aula multimediale.

Ce la fece ascoltare almeno quattro volte, chiedendoci di ascoltare bene le parole e di leggere il testo.  Così quella canzone mi è entrata nel cuore.

È incredibile come – facendolo – abbia cambiato per sempre e in maniera piuttosto incisiva la mia reazione emotiva ogni volta che la ascolto e quanto – a quei suoi e a quella voce – io non possa fare a meno di associare l’immagine di Bernardino Scialè.

Il mio professore ha fatto tante cose incredibili nei due anni in cui ho avuto il dono di essere stata sua alunna. Ha giocato tanto con noi, ci ha lasciate ridere e a volte – invece di spiegare la lezione di biologia – ci faceva delle domande che mi mettevano sempre in una disposizione d’animo di grande eccitazione.

Non sapevamo mai dove volesse arrivare, ma quelle ore sono state le più preziose per me. Eravamo noi a indagare, mentre davamo risposte piuttosto strampalate, avvicinandoci sempre di più ad alcune leggi della biologia che – alla fine dell’ora – lui ci spiegava sempre con grande passione.

“Perché ci innamoriamo?” oppure “Perché il sudore puzza?” o ancora “Perché le giraffe hanno il collo lungo?”

Ho capito che è stato anche grazie a lui se non mi sono lasciata annegare nel grigiore delle scuole superiori. Il mio professore ha giocato tanto con la vita e spero sia capitato anche a voi di averne uno che assomigliasse a lui.

Vi cito solo alcune delle cose meravigliose che ha fatto con noi.

È stato il primo professore, della prima ora, del primo giorno del primo superiore. Ha fatto l’appello, ha chiesto a ognuna di noi da dove venissimo e ci ha raccontato una barzelletta o un fatto divertente sul nostro paese. Abbiamo riso fino alle lacrime e io non potevo chiedere per un inizio migliore. Ho pensato “le scuole superiori sono fichissime” ma mi sbagliavo, era lui a essere fichissimo.

Una volta, mentre inseguivo e provavo a nutrire  con delle briciole una cornacchia che si aggirava nel cortile del liceo ha deciso di  scattarmi delle foto che mi ha consegnato in un cd qualche tempo dopo.

Ci ha parlato con entusiasmo dello SKA e dei suoi albori, ci ha fatto ascoltare i Madness, in particolare l’album “One Step Beyond”, ci ha portato una stampa della copertina dell’ LP e poi durante le sue ore ci ha portate in palestra e ci ha fotografate in modo da riprodurre fedelmente la copertina dell’album.

Qualche giorno dopo abbiamo trovato una stampa in riproduzione 1 a 1 di quella stessa foto (in bianco e nero), nel corridoio, di fronte alla nostre aula. Riuscite a immaginare l’emozione di un branco di 15enni? L’abbiamo colorata tutte insieme durante la sua ora.

Un giorno ci ha portate nello scantinato del Liceo, ci ha mostrato le sue foto, e ci chiedeva quali sensazioni, emozioni ed immagini emergessero. Tutte sedute (eravamo una classe tutta femminile) una accanto all’altra, per terra, con la sensazione che stessimo facendo qualcosa di proibito e meraviglioso.

Mi ha fatto innamorare di Desmond Morris, parlandoci della biologia con una passione che io davvero non ho mai visto in nessun altro professore che ho avuto e se ho studiato fino al vomito la pompa sodio potassio e ancora la ricordo è grazie ai suoi disegnini alla lavagna. Sono un tatuaggio nella mente.

Era grande amico di Ivanoe, il nostro bidello anarachico. E essere loro amica mi faceva sentire che andare alle superiori aveva un senso.

Ci ha mostrato i video assurdi e pieni di comicità nonsense girati con gli alunni di venti anni prima, quando era all’inizio della sua carriera di professore.

Il mio professore se n’è andato qualche tempo fa e ancora oggi, dopo qualche mese, mi trovato a pensare spesso a lui.

Il prof. Scialè sapeva giocare con la vita e aveva cura delle relazioni, è stato uno dei pochi insegnanti che ha avuto un impatto incredibile nella mia vita e nel mio modo di guardare il mondo.

Sono convinta, al 100%, che se ogni professore avesse anche solo la metà della capacità di giocare che aveva Scialè… vivremmo in un mondo migliore.

 

Le altre storie di insegnanti giocosi che ho trovato lungo il cammino…

di Melissa Parrinello

Luciana, la mia insegnante di musica delle elementari inventò una canzone tutta piena di rime con i nostri nomi e su misura per noi. È stato un regalo bellissimo e non lo scorderò mai.

 

di Dario Solina

Purtroppo non ho avuto nessun/a insegnante che ha direttamente usato il gioco per la didattica, ma ho un’immagine indelebile nella mia testa di ragazzino delle medie. Frequentavo una scuola cattolica delle Suore Betlemite a Napoli. Il mio ricordo è di donne in tonaca per lo più affabili ma anche piuttosto severe quando era necessario. L’ordine aveva una connessione anche con l’America Latina, cosa che io scoprì solo quell’anno in cui la nostra insegnante di religione (unica suora tra le insegnanti altrimenti tutte laiche) cambiò e arrivò Suor Veronica. Non avevo idea da dove venisse ma il suo accento strano era evidentemente spagnolo. Era molto più giovane delle altre insegnanti (oggi che sono adulto direi che probabilmente era poco più che ventenne), e l’immagine indelebile è di una mattina che esco dall’aula e corro in giardino con tutti gli altri bambini, e lì, in mezzo al campo di calcetto di cemento, chi c’è?
Suor Veronica snella e alta con un corpo che sembra un fuscello e che svetta su un nugolo di ragazzini correndo e giocando a calcio con loro, urlando, ridendo, divertendosi come avrebbe fatto quella bambina che ancora vividamente si scorgeva nei suoi occhi. 😊
Il contrasto del suo personaggio rispetto a tutte le altre insegnanti era smisurato.
L’altra immagine di lei che ho era quando in classe, durante la lezione, soleva fare un gesto preciso con un pugno che preme e gira, come fosse un pestello, sul palmo aperto dell’altra mano e diceva con quella sua voce dall’accento inequivocabile: “Voi non dovete eschiaciare il prosimo.”
Sì, proprio così, eschiaciare. 😊

di Anika Luceri

“La mia insegnante di Italiano in primo liceo usava molto il gioco. Il venerdì era il giorno della settimana enigmistica che compravamo a turno e la si faceva come lezione. Quando studiavamo narrativa ci faceva pescare parole a casaccio per costruire storie. Quando stavamo sul testo ci faceva improvvisare in classe dandoci ruoli come nel teatro. La giocosità era una sua modalità. Era molto giocosa ma anche molto autorevole. Il rapporto si basava su fiducia e rispetto. Riusciva a coinvolgere immediatamente anche “gli svogliati” che nella sua materia eccellevano. Esattamente il contrario dell’idea spesso comune che arriva quando si pensa ad insegnanti che usano il gioco. Era una persona molto colta e distinta, ma anche alla mano. È stata uno dei miei modelli. Fantastica.”